Ancora una prova di qualità e un altro passo nel percorso di crescita, è fatto: contro la Rari Nantes Florentia, a Mompiano, l’An Brescia chiude il quindicesimo turno di campionato con una vittoria per 15 a 7 (4-0, 6-3, 2-1, 3-3, i parziali), punteggio che non dà la giusta misura della performance biancazzurra. Scesa in acqua senza alcuna intenzione di risparmiare energie, la squadra di Sandro Bovo parte a testa bassa, con Stefano Morretti schierato tra i pali dal primo minuto e una difesa che, per tre quarti di match, lascia le briciole ai fiorentini; tante le palle recuperate sui due metri, nessun fallo grave commesso per quasi ventinove minuti (l’unica espulsione a favore della Rari si registra a tre minuti e diciassette dall’ultima sirena), e, in attacco, una girandola di conclusioni positive (in controfuga, dal perimetro, in superiorità, da boa) che consente di arrivare al cambio di panchine con il vantaggio di sette reti (10-3) che, di fatto, manda in archivio la contesa. Dal terzo tempo, tra le fila bresciane, la tensione agonistica viene un poco meno e il team di Roberto Tofani riesce a trovare qualche spiraglio per accorciare il distacco; da parte An, il lieve calo di stimoli non compromette l’intensità del gioco e la porta bresciana rimane piuttosto ben protetta (in più di un’occasione, Morretti risolve su avversari arrivati al tiro senza opposizione), con un gol (il secondo di Giacomo Bini) trovato dagli ospiti in modo parecchio fortunoso (rimpallo smarcante) e un altro subito in inferiorità.
«Abbiamo disputato una partita abbastanza buona – dichiara Morretti -, siamo partiti con intensità e determinazione e, a lungo, abbiamo gestito il gioco secondo quanto ci eravamo prefissati, perfezionando vari schemi e lavorando per migliorare alcuni automatismi. Con il largo vantaggio acquisito, in maniera anche comprensibile, la concentrazione si è un po’ ridotta e sono venuti fuori alcuni errori che erano evitabili: dovevamo prendere meno gol, quello senz’altro. Per quanto riguarda la mia prestazione, sono contento, era da tanto che non giocavo e ci volevano questi quattro tempi sempre in acqua».